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Cronaca

Lavoro: dimissioni volontarie in calo dopo 4 anni

Lavoro: anche in provincia di Bergamo le dimissioni volontarie sono in calo dopo 4 anni

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Sembra attenuarsi, anche a Bergamo, la “grande spinta alle dimissioni”, fenomeno che, fino allo scorso anno, ha visto aumentare numeri e percentuali di allontanamenti volontari dal lavoro. Dopo l’era del Covid, infatti, si era fatto forte il fenomeno della fuga dal lavoro: mancanza di gratificazione in azienda, ricerca di una maggiore salute fisica o mentale, volontà di inseguire le proprie passioni o una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro avevano guidato soprattutto i lavoratori più giovani ad allontanarsi dal proprio impiego in modalità spesso definite come un esodo.
È un fenomeno che ha coinvolto tutti i settori, e non di rado anche nelle fabbriche e nei servizi sembra che il posto fisso non sia più l’obiettivo dei nuovi lavoratori, a differenza di quanto succedeva in passato.

“È una situazione a cui dobbiamo dare risposte con lo strumento della contrattazione: alcune priorità in particolare nei giovani, sono cambiate e il sindacato non può pensare che le soluzioni si trovino se non governate – dice Danilo Mazzola, segretario CISL Bergamo – : le dimissioni volontarie riguardano prevalentemente giovani (uomini e donne) in cerca di condizioni di lavoro migliori, giovani preparati, che il mercato, se attivo e ricettivo come quello bergamasco, riassorbe. Spesso le motivazioni nel lasciare l’azienda, mettono in discussione anche le migliori organizzazioni aziendali abituate a gestire il mercato delle assunzioni secondo proprie regole, e in alcuni casi poco propense a condividerne i motivi. In quest’ottica la pandemia ha rappresentato un acceleratore formidabile, rimettendo bruscamente in discussione schemi consolidati”.

I dati in provincia di Bergamo

Bergamo, negli ultimi tre anni ha visto le domande di dimissioni crescere dalle quasi 35mila del 2021 alle 45mila del 2022, che nel 2023 si sono attestate sulle 44.251, e in proiezione su tutto il 2024 la cifra dovrebbe far registrare un calo del 4,5% rispetto al 2023. Quello che aumenta è la percentuale di lavoratrici che ne fanno ricorso, rispetto ai colleghi maschi: erano il 30% quattro anni fa, 34% nel 2022 e 35% lo scorso anno. In tutti e tre gli anni presi in considerazione dalla ricerca della CISL di Bergamo, la fascia d’età maggiormente coinvolta dal fenomeno è sempre quella tra i 25 e i 34 anni (sempre tra il 28% e il 29% ) seguita da quella tra i 35 e 44 (oscillante dai 24,6% del 21, ai 22,7% del 22, ai 22,1% del 2023). Interessante la crescita delle dimissioni tra i giovanissimi (15-24 anni): erano il 12% del totale nel 2021, diventati il 17,5% l’anno successivo e saliti al 18,3% sempre del totale nel 2023.

“Nei primi sei mesi del 2024 le dimissioni ( 21.948) si confermano in diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2023 (quando erano 22.984). Se raffrontiamo lo stesso dato del 2023 ai primi sei mesi del 2021 (17.913), l’aumento è positivo di oltre il 22% – continua il sindacalista CISL. Il settore con la più alta mobilità nel 2024 (rispetto al 2023) resta quello del turismo e della ristorazione, con un +29,6%, a seguire il trasporto e magazzinaggio, con un +20,5%, e l’edilizia con +4%. I settori che segnano più stabilità nei primi sei mesi del 2024, sempre rispetto al 2023, sono la manifattura, che ha chiuso l’anno a -13,9%, e il commercio con -1,9%. Si tenga conto che nel 2023 gli occupati in provincia hanno raggiunto i 491 mila (di cui 90mila indipendenti o autonomi). Pertanto – conclude Mazzola – nei primi sei mesi del 2024, oltre il 5% delle persone che compongono la platea degli occupati ha cambiato lavoro o lo ha lasciato”.

Uscite volontarie

Nei primi sei mesi del 2024 le dimissioni pari a 21.948 diminuiscono del 4,5% rispetto al 2023 (22.984). Se raffrontiamo lo stesso dato del 2023 ai primi sei mesi del 2021 (17.913) l’aumento resta positivo di oltre il 22% Il settore con più alta mobilità (rispetto al 2023) resta quello dei alloggi e ristorazione +29,6%, a seguire il settore trasporto e magazzinaggio con +20,5% e l’edilizia con +4%. I settori che segnano più stabilità nel 2024, sempre rispetto al 2023, sono la manifattura -13,9% e il commercio con -1,9%. Nel 2023 si tenga conto che gli occupati in provincia hanno raggiunto i 491 mila (di cui 90mila indipendenti/autonomi). Pertanto nei primi sei mesi del 2024 oltre il 5% delle persone che compongono la platea dei occupati ha cambiato lavoro o la lasciato.

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