Cronaca
Commercio, dal 2005 in provincia di Bergamo sono scomparsi quasi 2600 negozi di vicinato
Negozi di vicinato: negli ultimi cinque anni sia a livello regionale che provinciale, il 2024 è l’anno peggiore dopo il 2020
Come cambiano i territori e come si è evoluto il commercio negli ultimi vent’anni? Regione Lombardia ha pubblicato i dati dell’Osservatorio Regionale del Commercio Ottobre 2024 (dati al 30 giugno 2024), in cui viene fatto un raffronto tra il 2005 e il 2024 prendendo in considerazione gli esercizi di vicinato, le medie e le grandi strutture di vendita.
Considerando a livello regionale la superficie è come se fossero sparite botteghe e piccole attività per una dimensione di oltre cento campi da calcio. Per quanto riguarda la nostra provincia si sono spente dal 2005 quasi 2600 insegne di prossimità.
Negozi di vicinato: negli ultimi cinque anni il 2024 è l’anno peggiore dopo il 2020
Il trend dei negozi di vicinato è in continua discesa. Dai 12.566 negozi del 2005 al 30 settembre 2024 sono diventati 9.968 (-2.598). Nell’arco dei vent’anni crescono nel 2006 (12.940) e nel 2007 (12.968), per poi diminuire per circa 1000 unità tra il 2008 e il 2009 (11.920). Il numero rimane costante fino al 2015 (attestandosi attorno alle 12 mila unità, 12.039), per poi scendere inesorabilmente fino ad oggi. L’andamento è leggermente diverso da quello regionale, dove le attività sono cresciute fino al 2015, per poi calare fino al 2024. A livello regionale aumentano le attività alimentari e miste, mentre subiscono un forte ridimensionamento quelle non alimentari. Negli ultimi cinque anni, in linea con il dato regionale, il 2024 è l’anno peggiore per il commercio di vicinato bergamasco dopo il 2020, anno dell’esplosione della pandemia.
Medie strutture: andamento altalenante
Nella Bergamasca il trend delle medie strutture è altalenante. Nel 2005 erano 1.041; il picco si è registrato nel 2010 con circa 1.109 medie strutture di vendita, per poi calare dal 2015 al 2017 di circa 100 unità (1.013) e risalire come numero a partire dal 2018 (con un leggero calo nel 2020). Oggi sono 1068. Il dato bergamasco ricalca quello regionale, dove aumentano fino al 2009, diminuiscono fino al 2015 e poi crescono fino al 2024.
Grandi strutture: numero invariato
Le grandi strutture di vendita registrano un andamento diverso rispetto a quello regionale. Il dato bergamasco è in controtendenza con quello lombardo, dove si evidenzia un andamento più costante di crescita. Nell’arco dei vent’anni il numero nella nostra provincia è invece pressoché invariato. Nel 2005 si registravano 42 strutture, calate a 37 nel 2006. Da allora si evidenzia una crescita fino al 2012 (in quest’anno il numero di grandi strutture è di 46 numero massimo registrato in Bergamasca); da lì poi una discesa fino ad arrivare alle 40 del 2024.
“I dati regionali pubblicati confermano la tendenza per noi già evidente e quasi sempre in concomitanza con l’alternanza dei cicli economici: il commercio sta retrocedendo nei centri storici a fronte di aperture di medie superfici nelle aree periferiche. Le nuove superfici fanno concorrenza alle grandi strutture che ,dopo la saturazione degli anni scorsi, sono in calo da quasi 10 anni – commenta Giovanni Zambonelli, presidente Confcommercio Bergamo -. Nei negozi di vicinato perdono sia il settore non alimentare, soprattutto le merceologie più diffuse, come abbigliamento e calzature, ma nelle nostra provincia anche quelli alimentari, come confermano i nostri dati Confcommercio Bergamo per settore, presentati nei giorni scorsi. Per quanto riguarda le medie strutture di vendita, l’andamento evidenzia un calo fino a quasi 10 anni fa, dovuto alla chiusura di negozi di medie dimensioni nell’ambito dei centri storici, mentre negli ultimi anni la crescita fuori dai centri abitati è continua”.
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