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Cronaca

Covid19, gestione della pandemia: l’Italia dovrà rispondere all’Europa

Gestione della pandemia in Italia: risultato storico per i familiari delle vittime del Covid19 e i loro legali

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pandemia in Italia: i camion con i defunti di Bergamo
i camion militari portano via le bare da Bergamo (18 marzo 2020)

La partita della giustizia in merito alla gestione della pandemia da Covid19 in Italia non è ancora chiusa: almeno in Europa. Venerdì infatti la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha deciso di comunicare al Governo italiano il ricorso presentato nell’ottobre del 2023 alla stessa Corte (CEDU) da circa 50 famiglie che hanno perso i loro familiari nel corso delle prime ondate della pandemia. Solo il 10% dei procedimenti infatti giunge a questo storico traguardo. Si tratta di famiglie della bergamasca e del bresciano, le zone più colpite, ma anche della Sicilia, dell’Emilia Romagna e del Veneto, oltre ad altre regioni.

Ora il Governo italiano, dovrà rispondere ai quesiti della Corte, riguardanti sia le carenze sostanziali nell’affrontare la pandemia, senza un piano pandemico aggiornato come prescritto dall’OMS, sia per il fatto di non aver permesso ai familiari delle vittime di partecipare in qualità di parti civili ai processi dinanzi al Tribunale dei ministri per le presunte responsabilità dei componenti del governo di allora, ma anche della Regione Lombardia e del Comitato tecnico scientifico appositamente costituito, tutti conclusisi con archiviazioni.

La pandemia in Italia ha dei responsabili? Il Governo dovrà rispondere alla CEDU

Al centro del ricorso la violazione di alcune norme della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (articoli 2 e 13 CEDU), in relazione in particolare ai procedimenti dei tribunali dei ministri di Brescia e Roma che avevano avuto ad oggetto la gestione della pandemia nei primi mesi 2020.

“Questa comunicazione che ci è pervenuta è importantissima” commenta Consuelo Locati, del team legale che segue i familiari. “Il tribunale ha ritenuto che l’oggetto del giudizio sia tale da meritare un’analisi approfondita da parte della Corte di Strasburgo, che ha comunicato il nostro ricorso al Governo italiano e che ha dato termine alle parti per rispondere ai quesiti posti dalla stessa Corte. Questo provvedimento e la serietà con la quale i giudici europei hanno analizzato la vicenda dovrebbero essere presi ad esempio da quella parte dell’autorità giudiziaria che in Italia fa fatica a riconoscere il meritato approfondimento giuridico alla questione sottoposta al suo esame, sia in ambito penale che civile e che ha avuto ad oggetto la morte delle persone per violazione degli obblighi imposti dalla nostra Costituzione, ma anche dalla normativa europea e internazionale”.

“Abbiamo la prova che le nostre richieste erano fondate – conclude Locati – ma soprattutto questa decisione ci conferma come siano stati ritenuti sussistenti i presupposti giuridici dell’indagine della Procura di Bergamo che aveva individuato 21 indagati”.

L’Associazione dei familiari di #Sereniesempreuniti riunisce molti dei familiari che si sono rivolti alla Corte di Strasburgo dopo le archiviazioni del Tribunale dei Ministri di Brescia. “Questo provvedimento ridà dignità alle nostre vittime – commenta Cassandra Locati, presidente di #Sereniesempreuniti – e riporta l’attenzione sul rispetto per noi familiari, quel rispetto che da oltre 4 anni le istituzioni italiane non ci hanno dimostrato”.

Excursus sulla CEDU e sul ricorso dei familiari delle vittime del Covid19

La Corte europea dei diritti dell’uomo è un organo giurisdizionale internazionale istituito dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU)

del 1950, per assicurarne l’applicazione e il rispetto ed operativo dal 1959. Vi aderiscono tutti i 46 membri del Consiglio d’Europa.
Il team dei legali che segue da quasi 4 anni i familiari sia in ambito penale che civile (gli avvocati Consuelo Locati, Luca Berni, Giovanni Benedetto, Piero Pasini, Alessandro

Pedone), insieme agli avvocati Anton Giulio Lana e Alessio Sangiorgi di Roma, aveva presentato ricorso nel 2023, dopo aver analizzato migliaia di documenti e aver ravvisato gli estremi di violazione dei diritti dell’uomo nella gestione della pandemia in Italia.

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