Cronaca
Sanità pubblica, il personale si ferma il 29 novembre per lo sciopero generale
Sciopero generale della sanità: l’appello agli addetti del comparto delle ASST bergamasche e di ATS di Bergamo
Da CGIL e UIL è stato diramato un appello ai lavoratoti del comparto sanità della provincia di Bergamo ad aderire allo sciopero del 29 novembre. “Non è un caso se lo sciopero generale del 29 novembre indetto da CGIL e UIL mette al centro il futuro del nostro Servizio sanitario nazionale: è con la salvaguardia delle lavoratrici e dei lavoratori di quel comparto così importante che si garantisce il diritto alla salute di tutte le persone”. Così Andrea Bettinelli della FP-CGIL provinciale e infermiere in distacco della ASST Bergamo Ovest invita tutti i lavoratori della sanità pubblica ad aderire allo sciopero di venerdì, e a partecipare al corteo che nella mattinata di quel giorno è organizzato a Bergamo.
Il corteo partirà da piazza Pontida alle 10 per percorrere le vie del centro, da largo Rezzara, a via XX Settembre, piazza Matteotti, passaggio Zeduri, via Tiraboschi, largo Porta Nuova, largo Gavazzeni. L’arrivo è previsto di fronte alla Prefettura di via Tasso dove, dopo una serie di interventi, la manifestazione si chiuderà attorno alle 13.
Sanità in provincia di Bergamo: lo stato dei fatti
Sono oltre 9.000 gli addetti del comparto al lavoro in ASST Papa Giovanni XIII, ASST Bergamo Est di Seriate, ASST Bergamo Ovest di Treviglio e di ATS di Bergamo. “Anche nella nostra provincia, operano in un settore che spesso appare al collasso, un dato di realtà tanto drammatico quanto tangibile nella quotidianità, sia per i cittadini, ma anche per chi all’interno ci lavora” prosegue Bettinelli, che passa in rassegna le criticità sul territorio provinciale.
“Decenni di de-finanziamento hanno impoverito le strutture pubbliche in termini di risorse e soprattutto di personale, anche in Bergamasca. In ASST Bergamo Ovest, ad esempio, nel dicembre 2022 erano attivi 509 infermieri, mentre nel dicembre 2023, erano 486, cioè 23 infermieri in meno da un anno all’altro, un numero che da solo potrebbe gestire un intero reparto. Se parliamo poi con i nostri delegati in ASST Papa Giovanni XXIII, ci riferiscono di una forte congestione di pazienti perché la struttura è diventata punto di riferimento provinciale per il trauma maggiore-adulti e per il percorso Stroke. Sono cambiati i criteri organizzativi, si sono centralizzati questi servizi sanitari a Bergamo mentre prima erano più diffusi sul territorio”.
“La Regione, per le strutture sanitarie pubbliche, e gli ospedali privati in provincia – che pure vivono di sovvenzioni della sanità pubblica – non hanno investito in reparti di neurochirurgia e sale operatorie, così il Papa Giovanni deve quotidianamente gestire l’iperafflusso di pazienti che mette sotto pressione la struttura ed il personale. Si soffre, tra l’altro, ancora per i posti letto di degenza-acuti chiusi a seguito del trasloco dai Riuniti”.
“Se osserviamo poi la situazione della ASST Bergamo Est, i lavoratori nostri iscritti ci segnalano una criticità macroscopica grave: l’apertura prossima dell’ospedale di comunità di Calcinate senza prevedere alcun incremento di personale rispetto a quello attuale” aggiunge Bettinelli. “Le carenze di organico non potranno che inasprirsi. E, ancora, la terapia intensiva neonatale di Seriate mostra mancanze di personale significative, tanto che a fronte di alcune fuoriuscite di lavoratori non sostituiti, occorrerà svolgere turni di 12 ore filate”.
“Nonostante le Amministrazioni delle ASST si adoperino per fronteggiare la situazione, bandendo a più riprese procedure di reclutamento per il personale sanitario (concorsi e avvisi), registriamo che queste spesso vanno deserte o comunque non sono in grado di colmare la carenza di organico. Il grande tema è la perdita di attrattività delle professioni sanitarie e non può esservi soluzione senza risorse adeguate per aumentare le retribuzioni, valorizzare i professionisti e garantire adeguate condizioni di lavoro”, prosegue il sindacalista.
In ospedale condizioni di lavoro sempre più difficili
“Chi resta nelle corsie degli ospedali è infatti allo stremo, costretto a lavorare in condizioni sempre più difficili e demotivanti, a fronte di salari inadeguati. Servono risorse per il funzionamento della sanità pubblica e un giusto rinnovo contrattuale per i suoi dipendenti. La legge finanziaria del governo va nella direzione opposta: si prosegue con un significativo de-finanziamento del comparto con una percentuale di spesa sanitaria rispetto al Pil in calo”.
“Se a livello europeo, infatti, la media della percentuale rispetto al Pil è del 7% (e l’Ocse la raccomanda almeno del 7,5% perché il diritto alla salute in un Paese sia garantito e universale), in Italia nel 2025 arriveremo al 6,05%, con stime che la vedono scendere sotto questa percentuale, al 5,7% nel 2029. A fronte di una situazione del genere, la proposta di rinnovo contrattuale è vergognosa, le risorse stanziate porterebbero a un aumento del 5,78% a fronte di un’inflazione cumulata negli anni ’21-’24 attorno al 17%. Per un infermiere questo comporterebbe un aumento mensile lordo di 64 euro, a fonte di uno stipendio netto base di 1.560 euro, cifre ben distanti dal rendere questa professione adeguatamente valorizzata”.
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