Cronaca
Cai Valle di Scalve: “No al comprensorio Colere – Lizzola”
Cai Valle di Scalve: “Quella del comprensorio è un’idea progettuale vecchia. Oggi abbiamo gli strumenti per qualche cosa di più ambizioso e lungimirante”
Pubblichiamo la lettera del Cai Valle di Scalve in merito al progetto del comprensorio sciistico Colere – Lizzola. ” Siamo contrari a un progetto che vede il turismo solo come consumo, attraverso interventi che deturpano per sempre il territorio. Le nostre proposte alternative: tante forme di turismo leggero che valorizzano e rispettano la montagna e i suoi abitanti – si legge nella lettera”.
Il comunicato del CAI Valle di Scalve
Il Consiglio Direttivo della Sottosezione CAI Valle di Scalve si è riunito per definire la propria posizione in merito al progetto di collegamento sciistico Colere – Lizzola, proposto dalla società RS Impianti. Una formulazione del nostro orientamento è stata sollecitata anche dal Consiglio Direttivo del CAI di Bergamo, a sua volta impegnato in un’azione di discernimento che intende avvalersi anche del parere delle sottosezioni che insistono direttamente sui territori coinvolti. In premessa sottolineiamo che siamo abitanti del territorio, da tempo fortemente impegnati in molteplici iniziative di carattere formativo, di promozione della conoscenza della valle e della fruizione consapevole del suo patrimonio. Infine, siamo il gruppo che ha dato vita nell’Aprile del 2023 al cammino de La Via Decia, al termine di un lavoro durato un anno e mezzo. E che ora prosegue a servizio dei suoi frequentatori.
Lo scriviamo per dimostrare la nostra apertura al turismo come risorsa per l’economia del territorio (a condizione di chiarirne i postulati), e per prevenire l’obiezione stantia che siamo rappresentanti di una nicchia di persone “brave a parlare” ma poco consapevoli dello sforzo quotidianamente richiesto per la sopravvivenza delle comunità del territorio.
Risposta unanime del direttivo
Detto questo, all’unanimità esprimiamo la nostra contrarietà al progetto “Comprensorio sciistico” per una questione di carattere culturale. Al netto delle importanti considerazioni che riguardano l’impatto ambientale di questo progetto, della preziosità dell’area naturalistica coinvolta, del contesto determinato dai cambiamenti climatici, dai costi in termini di risorse economiche – in larga parte pubbliche – e naturali necessarie a sostenerlo, delle reali necessità delle comunità che abitano la montagna (si veda il dibattito sulla carenza dei servizi), del riflesso che una crescita importante del flusso dei turisti potrebbe avere sulle fragili infrastrutture viarie, noi crediamo che la questione riguardi anzitutto la visione di futuro che insieme vogliamo elaborare per i nostri territori. Siamo convinti che l’unica possibilità che abbiamo di valorizzare il nostro patrimonio sia quello di deturparlo in maniera irreversibile per adeguarlo a un modello di turismo che ancora declina il rapporto fra uomo e natura pressoché solo in termini di consumo? O riteniamo che proprio la ricchezza di questo patrimonio rappresenti la risorsa più preziosa di cui disponiamo e che attorno alla sua custodia si possa costruire (anche) una proposta turistica che trovi in questo elemento il suo punto di forza e di coerenza?
Perché rinunciare a fare del paradigma della cura il tratto distintivo di un territorio così prezioso come quello della Val di Scalve? Perché non investire per valorizzarne le storie millenarie di cui è custode? Perché non potenziare la rete dei musei? Perché non elaborare proposte di frequentazione lenta e leggera, fatte di scoperte e anche di incontro con gli abitanti del luogo, per un arricchimento reciproco e non solo per un bisogno di anonimo divertimento? Perché non investire nella valorizzazione delle produzioni locali?
Pensiamo, ad esempio, a esperienze quali bagni in foresta, yoga, incontri con autori, esperienze musicali, di scrittura, di ricerca personale, percorsi formativi outdoor di carattere esperienziale rivolti a scuole e aziende, valorizzazione della pratica dell’alpinismo e dello scialpinismo, cammini, trekking tematici anche guidati, percorsi per mountain bike e bici elettriche, valorizzazione delle produzioni agroalimentari locali con maggiore connessione fra produttori, abitanti, gestori di ristoranti e strutture alberghiere locali, recupero di strutture abbandonate o semi-abbandonate per la realizzazione di esperienze residenziali leggere a stretto contatto con la natura. Su tutto questo esiste ormai un’ampia letteratura di riferimento.
In altri termini, perché non fare nostro lo spirito del tempo che stiamo attraversando, in cui – dalle scuole alle associazioni e mille altre espressioni della società civile – siamo stimolati a intraprendere comportamenti di attenzione al pianeta, attraverso le forme della produzione, la gestione dei rifiuti, la preferenza accordata ai prodotti a km zero, l’economia circolare, il riuso, le pratiche della condivisione e della partecipazione ecc.? Perché nel 2025 ancora riteniamo che l’unica nostra salvezza sia adeguarci a quel modello del “consumare finché si può”, estendendo anche in alta quota quelle stesse forme del vivere che – dentro i grandi centri urbani – già mostrano la corda e alimentano in molte persone il desiderio di un ritorno a forme del vivere più umane?
“Quella del comprensorio è un’idea progettuale vecchia di trenta o quarant’anni – conclude Domenico Belingheri, Presidente di CAI Valle di Scalve -, quando molte delle consapevolezze che oggi stiamo maturando, ancora troppo lentamente, non erano ancora di pubblica evidenza. Oggi abbiamo gli strumenti per qualche cosa di più ambizioso e lungimirante. Da costruire insieme”.
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angelo
6 Gennaio 2025 at 14:46
Perché dire “Sì” al Comprensorio Colere – Lizzola: un ponte tra tradizione, innovazione e futuro
La creazione del comprensorio sciistico Colere-Lizzola non è solo un progetto turistico, ma una visione per il futuro delle comunità della Valle di Scalve e della Val Bondione. È un’opportunità concreta per affrontare lo spopolamento, creare un sistema turistico circolare e sostenibile e prevenire il rischio di un abbandono che impoverirebbe irreversibilmente queste splendide valli.
Un futuro per i giovani: opportunità per rimanere
Le comunità montane sono spesso vittime di uno spopolamento crescente, con giovani costretti a lasciare le proprie terre in cerca di opportunità lavorative altrove. Il comprensorio Colere-Lizzola rappresenterebbe una risposta concreta, offrendo posti di lavoro diretti e indiretti nel turismo, nell’accoglienza, nella ristorazione e nei servizi. Dare ai giovani la possibilità di restare significa garantire un futuro per il territorio, mantenendo vive tradizioni, comunità e identità locali.
L’unione delle valli: il turismo circolare come risorsa
Il collegamento tra la Valle di Scalve e la Val Bondione creerebbe un modello di turismo circolare, unendo due territori ricchi di bellezze naturali, cultura e tradizioni. Questo permetterebbe di offrire ai visitatori un’esperienza unica e completa, favorendo l’interazione tra le valli e rafforzandone l’identità collettiva. Il turismo non si limiterebbe all’inverno, ma si estenderebbe tutto l’anno, con trekking, mountain bike, eventi culturali ed enogastronomici.
Il pericolo di chiusura: una lezione dalla Val Canale
Gli impianti di Lizzola si trovano oggi in una situazione di precarietà che, senza interventi lungimiranti, rischia di portarli alla chiusura definitiva. Questo scenario non è un’ipotesi remota: basta guardare alla Val Canale, dove la chiusura degli impianti ha lasciato il territorio in uno stato di abbandono, privandolo di vitalità e impoverendone il tessuto sociale e paesaggistico. Il comprensorio Colere-Lizzola è l’occasione per evitare che la storia si ripeta, garantendo non solo la sopravvivenza degli impianti di Lizzola, ma il rilancio dell’intera area.
Non conservare, ma valorizzare
I sostenitori del “no” parlano di turismo leggero e conservazione, ma ignorano il rischio che un territorio senza interventi concreti venga abbandonato e dimenticato. Dire “sì” significa invece valorizzare la montagna, integrando impianti moderni e sostenibili con le bellezze naturali, le tradizioni e le produzioni locali. Con le tecnologie attuali, è possibile creare infrastrutture a basso impatto ambientale che dialogano con il paesaggio e ne esaltano le peculiarità.
Un modello di economia locale virtuosa
Il comprensorio genererebbe benefici economici diffusi: più turisti significano più entrate per ristoranti, alberghi, negozi e produttori locali. Le due valli, unite, potrebbero condividere risorse e sviluppare una rete di collaborazione che rafforzi il tessuto economico e sociale, creando un circuito virtuoso che riduca le disparità tra territori vicini.
Una visione condivisa per il futuro delle valli
Questo progetto non è solo un investimento infrastrutturale, ma un modo per proteggere il territorio dall’abbandono, rilanciare l’economia locale e garantire alle comunità un futuro prospero. Significa preservare il paesaggio senza trasformarlo in un museo, rendendolo una risorsa viva e pulsante per chi lo abita e per chi lo visita.
Conclusione
Dire “sì” al comprensorio Colere-Lizzola significa salvaguardare un territorio che rischia l’abbandono, come già accaduto in Val Canale, e trasformarlo in un modello di sviluppo sostenibile e integrato. È un atto di responsabilità verso le comunità locali, i giovani e le generazioni future, per garantire che queste montagne non siano solo conservate, ma vissute, amate e valorizzate. Questo è il futuro che le valli meritano: un futuro di opportunità, collaborazione e prosperità.
Tom
7 Gennaio 2025 at 10:07
Come non condividere le saggie parole di Belingheri…👏👏