Cronaca
Quanto incide la spesa sanitaria su stipendi e risparmi di lavoratori e pensionati a Bergamo?
Lo studio sulle dichiarazioni dei redditi eseguite dal CAAF CGIL provinciale illustra come la spesa sanitaria sia in crescita
Quanto incidono i costi di visite ed esami sanitari, spesso eseguiti attraverso il canale privato, su stipendi e risparmi delle famiglie della provincia di Bergamo? Per capirlo, la CGIL è tornata ad analizzare gli ultimi dati delle pratiche elaborate nella più recente campagna fiscale dai propri CAAF presenti sul territorio.
Sono 39.554 (sui 59.130 totali) i contribuenti che, nel presentare la dichiarazione dei redditi 2023 per la campagna 2024 attraverso i nostri sportelli, hanno portato in detrazione spese per prestazioni specialistiche e pagamento di ticket sanitari (escluse le spese legate all’acquisto di farmaci o dispositivi medici). In media si tratta di 1.068 euro a dichiarazione, in crescita rispetto agli ultimi anni.
Spesa sanitaria in aumento in provincia di Bergamo
“Le dichiarazioni 2024 (per i redditi 2023) ci restituiscono un quadro preoccupante. Il 67% delle dichiarazioni presentate vede al suo interno spese sanitarie (fatture per visite o esami in privato e ticket) e la media per dichiarazione è di 1.068 euro, in aumento rispetto allo scorso anno quando era di 973 euro e quello precedente di 965. Nell’ultima legge di bilancio il finanziamento alla sanità pubblica è al 6% del PIL e la previsione è che nei prossimi anni scenderà fino al 5,7. Non investire sul comparto determina esattamente questo: le persone per curarsi devono pagare sempre di più di tasca loro. Ovviamente questo vale per chi ha la possibilità di farlo” ha dichiarato oggi Marco Toscano, segretario generale della CGIL di Bergamo.
“Una cifra di 1.118 euro di spesa sanitaria privata media per dichiarazione è, invece, quella relativa agli esborsi dei pensionati” ha aggiunto Giacomo Pessina, segretario generale dello SPI-CGIL provinciale. “Sono 73 euro in più rispetto all’anno precedente. Circa il 70% dei pensionati che fa la dichiarazione dei redditi ha spese sanitarie in detrazione (una parte non le detrae perché incapiente Irpef). Questi semplici numeri, meglio di grandi discorsi, ci dicono che quello alla salute è un diritto costituzionale non più garantito in modo universale”.
“Un dato infine che va sottolineato è che, considerando sia i lavoratori che i pensionati, circa il 70% delle dichiarazioni prese in considerazioni (e che rispecchia la maggioranza delle persone che si rivolgono a noi) è nella fascia di reddito 0-30.000 euro. Non serve spiegare quanto una spesa sanitaria di più di mille euro costituisca una ‘tassa occulta’ che grava con particolare peso su questi redditi”, concludono i due sindacalisti.
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