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Cronaca

Colere – Lizzola: il progetto del Comprensorio arriva a Bergamo con ospiti da CNR e Università Torino

Nuovo incontro pubblico martedì 4 marzo, a Bergamo, al Cine-teatro di Boccaleone, con al centro il Comprensorio sciistico Colere – Lizzola

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Piste Colere bianco rocce carsiche tristate - foto Danilo Donadoni

Dopo le partecipate serate in Val Seriana e Val di Scalve, continuano le iniziative di associazioni e cittadini contrari al progetto di comprensorio sciistico Colere-Lizzola: si terrà un nuovo incontro pubblico martedì 4 marzo, a Bergamo, ore 20,45 al Cine-teatro di Boccaleone, via Santa Bartolomea Capitano 9.

Obiettivo informare anche chi vive in città, nella convinzione che le “terre alte” siano patrimonio di tutti e che, per immaginare un futuro sostenibile, sia necessario ragionare non solo sui progetti specifici ma anche sui cambiamenti di paradigma necessari per salvare le aree alpine soggette al cosiddetto overtourism.

La serata è organizzata da APE Bergamo – Associazione Proletari Escursionisti in collaborazione con Collettivo Terre Alt(r)e; gruppo OrobieVive, che comprende Legambiente e FAB – Flora Alpina Bergamasca, e Comitato “No comprensorio” Val di Scalve.

Gli interventi della serata a Bergamo sul Comprensorio Colere – Lizzola

In programma gli interventi di tre relatori: Angelo Borroni, ingegnere del gruppo OrobieVive, con “Collegamento Colere-Lizzola, un progetto impresentabile”; Filippo Barbera, sociologo dell’Università di Torino, con “Strategie di sviluppo a misura dei luoghi. Il caso delle aree interne e montane italiane”, e Ramona Magno, coordinatrice scientifica dell’Osservatorio Siccità del CNR, con “Cambiamenti climatici in aree montane: fenomeni, impatti e prospettive”.

È previsto anche un contributo del CAI – Club Alpino Italiano di Bergamo, che di recente si è detto contrario al progetto di comprensorio sciistico Colere-Lizzola, spiegando che le montagne orobiche hanno già vissuto troppe dismissioni di impianti e che oggi servono idee lungimiranti e sostenibili.

Il focus sugli investimenti pubblici

“Il progetto è impresentabile – spiega Angelo Borroni – perché prevede di occupare valli integre con piste, strade e strutture per aggiungere due piste di neanche 3 km, con un investimento di 79 milioni di euro, di cui 51 di soldi pubblici sottratti ai reali bisogni di chi vive in montagna. Si ignora la necessità di ‘interventi sostenibili, essenziali e reversibili per quanto riguarda l’ambiente e il paesaggio’, come richiesto dai Piani di Governo del Territorio, ed è un progetto insostenibile perché prevede il raddoppio del consumo di risorse, a causa di impianti più veloci, e con maggiore portata, e di innevamento artificiale. E fuori tempo, poiché ripropone il modello fallimentare dello sci da discesa mordi e fuggi, ignorando la necessità di ‘promuovere misure volte ad adattare l’apertura e la durata della stagione invernale all’effettiva disponibilità di neve’ indicata dalle linee guida nazionali e regionali di adattamento ai cambiamenti climatici.

“Il progetto – continua Borroni – prevede un traforo di 450 metri nel Pizzo di Petto, per un collegamento a fune tra Colere e Lizzola,disboscamenti e sbancamenti per piste e impianti e colate di cemento per protezioni da valanghe e caduta sassi. E poi scavi sotterranei per tubature, cavi elettrici e fibra per l’innevamento artificiale, poiché gli impianti resterebbero tra quota 1050 e 2200 metri (dove la neve cadrà sempre meno); un bacino artificiale in quota, strade per il passaggio dei mezzi necessari al cantiere. Il tutto nell’area protetta di maggior pregio naturalistico della Lombardia: la Val Conchetta che, oltre a essere Parco delle Orobie e Rete Natura 2000, è anche ZSC – Zona di Conservazione Speciale, perché vi convivono specie uniche di flora, fauna e rocce carsiche che creano il particolarissimo paesaggio del “mare in burrasca”.

Il focus sul valore ecologico

“Si tratterebbe di un’enorme opera impattante in un’area di altissimo valore ecologico – afferma il Collettivo Terre Alt(r)e -, un progetto anacronistico, a quote medio-basse, con soldi pubblici. Si vende il turismo come unica chiave di salvezza per invertire la curva demografica, senza analizzare i veri bisogni del territorio che lamenta la mancanza di ben altri servizi. Sarebbe saggio analizzare queste mancanze e sviluppare strategie per risolverle piuttosto che vendere la costruzione di un comprensorio sciistico come la panacea per tutti i mali ”.

Proprio il collettivo ha lanciato una petizione per fermare il progetto, che ha ormai superato le 26mila firme. È stata attivata anche una “raccolta voti” per salvare la Val Conchetta, rendendola “Luogo del cuore” del FAI – Fondo Ambiente italiano, al link fondoambiente.it/luoghi/val-conchetta?ldc.

“Le nostre montagne non sono uno scenario da sfruttare ma ecosistemi fragili – conclude APE Bergamo -. Il progetto Colere-Lizzola è l’ennesima speculazione travestita da sviluppo: milioni di euro pubblici per un modello turistico insostenibile, mentre la crisi climatica riduce la neve e aumenta il rischio idrogeologico. Chi parla di ‘ultima occasione’ ignora la storia: impianti abbandonati e cattedrali nel deserto dimostrano già il fallimento di questa logica. La montagna ha bisogno di economia radicata, non di nuove devastazioni. Opporsi a questo scempio è una questione di giustizia ambientale e sociale”.

La serata del 4 marzo è a ingresso libero, non è richiesta prenotazione. Per info: ape.bergamo@gmail.com.

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10 Commenti

1 Commento

  1. Daniela Cattaneo

    18 Febbraio 2025 at 11:25

    Troppa gente che chissà per quale motivo preferisce vedere Morino i paesi di alta montagna

  2. MAXB

    18 Febbraio 2025 at 12:29

    Buongiorno, siamo alle solite, dove c’è qualcuno che vuol decidere in casa d’altri…. Intanto alzano il polverone, così poi non si capisce più nulla….Andate a vivere in montagna, e non a passeggiare la domenica, poi, potrete dire qualcosa…. Per caso, c’è qualcuno che chiede agli abitanti della Valdiscalve o di Valbondione quando si fa qualcosa in Bergamo e hinterland… ma dai che no se ne può più di queste miiiii…..nkiate !!! Grazie, saluti.

  3. Tom

    18 Febbraio 2025 at 12:36

    Ottima iniziativa, più si sa e meglio é!
    Quando la gente/il popolo tutto é informato può avere un parere in merito consapevole di ciò che veramente sta accadendo, le Montagne sono di TUTTI non solo di alcuni…

    • FABIO

      18 Febbraio 2025 at 14:43

      no caro…. le montagne e il loro territorio sono di chi le abita. tu non decidi sui loro territori come loro non decidono per una rotonda o uno svincolo che si fa in pianura o in citta distruggendo ettari di terreno coltivabile. strutture e turismo vogliono dire anche servizi. tu se vivresti la abituato come sei ad avere tutto sotto casa saresti già scappato!

    • Gianpietro Semperboni

      18 Febbraio 2025 at 15:57

      avete mai vissuto in montagna?sapete quanto costa la vita in montagna?provateci poi vedrete com’è bello,incominciate voi a rispettarle le montagne e la gente che ci vive

    • Alberto Ubiali

      18 Febbraio 2025 at 17:29

      Ma…. Il CAI che si schiera contro il progetto perché non vuole colate di cemento, dov’era quando hanno fatto una colata di cemento da Carona fino al rifugio Calvi? Forse quella colata gli stava bene perché con l’utilizzo di Jeep si può portare gente al suo rifugio, portando ovviamente soldi.
      il CAI dov’era quando hanno costruito gli impianti al Livrio scaricando rifiuti ovunque?
      Il CAI che si schiera a sfavore del progetto, cosa sta facendo per il del rilancio delle valli interessate? Perché non si preoccupa dei sentieri che ci sono in queste valli, visto che sono in uno stato disastroso?
      Sono più che certo che se i rifugi ( Campel, Due Baite e Mirtillo)situati nella stazione sciistica di Lizzola fossero di proprietà CAI, lo stesso non si opporrebbe alla realizzazione del progetto perché vedrebbe lo stesso una grande fonte di guadagno per i suoi rifugi.

  4. Alberto Ubiali

    18 Febbraio 2025 at 17:13

    Ma… il CAI che si schiera contro il progetto perché vuole evitare colate di cemento, dov’era quando hanno fatto la colata di cemento da Carona al rifugio Calvi? Forse quella colata va bene perché con l’utilizzo di jeep si può portare clienti in uno dei suoi rifugi?
    Il CAI dov’era quando hanno smaltito i rifiuti al Livrio?
    Il CAI cosa sta facendo per ripristinare i sentieri della Val di Scalve e dintorni?
    Il CAI cosa sta facendo per rilanciare le valli interessate al progetto?
    Il CAI è interessato solo ai propri guadagni e, son sicuro che se i rifugi che si trovano nelle stazioni del comprensorio di Lizzola ( rif. Campel, rif. due baite, e rif. mirtillo fossero dí proprietà dal CAI, lo stesso sarebbe favorevole all’ampliamento della stazione.
    Per il CAI è tutta questione di soldi.

  5. Giordano

    18 Febbraio 2025 at 17:14

    gli impianti di sci sono come un’azienda, bisogna investire , altrimenti è naturale che muoiono . È quello che non si è fatto in tutti i comprensori ormai dismessi.
    Sappiamo benissimo che Lizzola senza questa ottima opportunità andrà a soccombere !!
    vogliamo questo ? impianti e rifugi abbandonati che arrugginiscono ?
    sarebbe ancora più dannoso e inquinante
    Alla fine che succederebbe !! i turisti della domenica che cosa direbbero ?

  6. Tom

    18 Febbraio 2025 at 20:40

    Aoo so arrivate le truppe cammellate!🤣
    Allora lascio un promemoria può sempre servire si sa mai:
    le firme per il NO al collegamento sciistico Colere Lizzola hanno raggiunto quota 26.300.
    Quelle per il si 2800, così é anche se non vi garba!👋

  7. MAXB

    20 Febbraio 2025 at 20:57

    Buonasera, le firme di quella petizione contano tanto quanto sta cippa di m….. se volete davvero raccogliere firme per qualcosa, fatevi un giro in ValdiScalve o Valbondione, e poi ne parliamo….. Manca solo che si raccolgano firme nel Congo Belga per sapere come la pensano…. Credo che 25.500 di quelli che hanno firmato non sanno nemmeno dov’è la Presolana, figuriamoci la Val Conchetta….
    Grazie, saluti.

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