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Cronaca

5 anni dalla pandemia e non si è imparato nulla

A 5 anni dalla pandemia da Covid 19 se si ha il coraggio di discostarsi dalla retorica dell'”Andrà tutto bene” e “Ne usciremo migliori”, l’unica analisi che si può fare è quella di un Paese che non ha imparato nulla

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Nembro, memoriale covid
il memoriale di Nembro con i nomi delle vittime della pandemia

Sono decine i giornalisti soprattutto stranieri che nelle scorse settimane e in questi giorni sono a Bergamo e in Val Seriana per raccontare i 5 anni dalla pandemia da Covid19 che devastò la nostra provincia. Chiedono ai familiari, ai medici, a chi era in prima linea cosa è rimasto e cosa è cambiato. Nulla, è la risposta che accomuna tutti.

A 5 anni da quei drammatici giorni, dalla scoperta dei primi positivi all’ospedale di Alzano Lombardo e al Papa Giovanni di Bergamo tra il 22 e il 23 febbraio 2020 fino alla parata dei camion militari con le bare del 18 marzo, il bilancio di chi ha vuole fare un’analisi sera è tutt’altro che positivo.

5 anni dalla pandemia: non è andato tutto bene

Perché se si ha il coraggio di discostarsi dalla retorica dell'”Andrà tutto bene” e “Ne usciremo migliori“, l’unica analisi che si può fare è quella di un Paese che, non solo non ha lasciato spazio alla ferita ancora aperta che ha distrutto migliaia di vite né ha fatto un’autocritica di come è stata (mal) gestita la pandemia, ma soprattutto viviamo in un Paese che non ha imparato nulla. E dire ciò non è semplicistico, riduttivo o disfattista. E’ l’unico modo di accettare la realtà che ci circonda.

Il commento di Silvio Garattini

Lo ha ribadito Silvio Garattini, Fondatore e presidente dell’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, sull’Avvenire in un articolo del 19 febbraio. Il professore ha dichiarato: “Riflettere vuol dire pensare, soprattutto su ciò che abbiamo sbagliato, per evitare di fare gli stessi errori in un futuro che si presenti con altre pandemie. Intanto, occorre ricordare che, nonostante le richieste dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oma), non avevamo messo a punto nessun piano che permettesse di affrontare una pandemia, in qualche misura attesa sulla base di precedenti infezioni virali, come Ebola, che non avevano raggiunto dimensioni mondiali e considerando le informazioni che arrivavano dalla Cina. La mancanza di un piano ha determinato, innanzitutto, una mancanza di informazione per la popolazione”.

E ancora: “Va anche sottolineato che non avere un piano per la pandemia ha determinato l’utilizzo delle strutture ospedaliere solo per il Covid-19 con una insufficiente rete di letti di terapia intensiva, perché ritenuti inutili o eccessivi da parte dei Governi precedenti alla pandemia. Il risultato è stato l’impossibilità di realizzare interventi chirurgici, trapianti d’organo, screening per tumori. Questa situazione ha certamente determinato decine di migliaia di morti dovuti a malattie diverse del Covid-19. Per non parlare del numero di farmaci, di antibiotici e di vari prodotti utilizzati in grande volume senza alcuna efficacia terapeutica. Non siamo riusciti a fare ricerca di tipo farmacologico, ma neanche epidemiologico. Ad esempio, ognuno poteva dire la sua sugli effetti collaterali del vaccino perché è mancato un sistema standardizzato di raccolta dei dati. E ogni ospedale aveva le proprie modalità”.

“La riflessione potrebbe terminare chiedendoci: abbiamo imparato qualcosa? La risposta è un triste “no”. Se avvenisse una nuova pandemia saremmo come eravamo nel 2020 perché non abbiamo preparato strutture e tecnologie per contrastarla in un modo efficiente. Riflettiamo, ma per agire!”

Il commento di Consuelo Locati a 5 anni dalla pandemia

E’ sulla stessa linea d’onda, contro la retorica dell'”E’ andato tutto bene“, Consuelo Locati, familiari e legale dell’Associazione #Sereniesempreuniti, che all’Ansa ha dichiarato: “Dalla pandemia del Covid “non abbiamo imparato nessuna lezione: la sanità pubblica è stata falcidiata, sono stati tolti fondi alla ricerca, è stata depotenziata la medicina territoriale che era la prima sentinella”.

Quanto alla pandemia, “la totale impreparazione e la mancata comunicazione sono stati gli errori che ci hanno fatto subire una strage che poteva essere evitata. Poi nessuno ha avuto la decenza e il rispetto di mettersi davanti ai cittadini, ammettere i propri errori e chiedere scusa” è la sua conclusione.

Cosa ne pensiamo noi

Anche noi di Valseriana News avremmo sperato – e ci avevano creduto incredibilmente in quei giorni maledetti di racconti feroci e lacrime trattenute – di raccontare un’Italia diversa. Così non è. E dunque cosa ci resta? La memoria e la responsabilità di continuare a raccontare quanto accaduto con tutte le responsabilità annesse affinché ciò che verrà tramandato sia la realtà e non la mistificazione di una tragedia che va chiamata con le giuste parole: una strage. Noi continueremo a farlo per chi non c’è più, per tutti quei nomi scritti sui memoriali (in foto quello di Nembro, ndr.) che sono vite spezzate a cui va ridata la dignità.

Gessica Costanzo 

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3 Commenti

1 Commento

  1. Efrem

    21 Febbraio 2025 at 20:20

    Spiace. Non ma non impareremo mai niente.

  2. Tom

    21 Febbraio 2025 at 20:22

    Abbiamo al governo della nostra nazione i “no vax” senza memoria, come pensavate dovesse andare!?

    La memoria è determinante. È determinante perché io sono ricco di memorie e l’uomo che non ha memoria è un pover’uomo, perché essa dovrebbe arricchire la vita, dar diritto, far fare dei confronti, dar la possibilità di pensare ad errori o cose giuste fatte. Non si tratta di un esame di coscienza, ma di qualche cosa che va al di là, perché con la memoria si possono fare dei bilanci, delle considerazioni, delle scelte, perché credo che uno scrittore, un poeta, uno scienziato, un lettore, un agricoltore, un uomo, uno che non ha memoria è un pover’uomo. Non si tratta di ricordare la scadenza di una data, ma qualche cosa di più, che dà molto valore alla vita.
    (Mario Rigoni Stern)

  3. Antonio

    21 Febbraio 2025 at 21:59

    Salve, sono un volontario di un’ associazione sanitaria che porta le persone anziane a fare le visite perché soli o perché i figli non possono…..x quel che vedo nei vari ospedali c’è ancora gente che và a fare visite accompagnate da 2/3 persone anche se la persona è autonoma. Secondo me bisogna evitare sovraffollamenti nella varie aree d’attesa di gente che può starsene a casa!!!!!! E un’ altra cosa evitare di andare al pronto soccorso x delle stupidaggini!!!!!! grazie

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